Fonte: https://viatrivero.volerelaluna.it/

Per una scuola democratica, libera e antifascista

Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. ‘Odio gli indifferenti’ – diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee.
Inoltre, siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per ben cento anni fa ma non è andata così.

Quelle appena riportate sono le parole che la Preside del Liceo
“Leonardo da Vinci”
di Firenze, Annalisa Savino, ha usato per commentare, all’interno della propria comunità scolastica, l’aggressione neofascista avvenuta il 18 febbraio scorso nei pressi del Liceo Michelangiolo, sempre nel capoluogo toscano, nel corso del quale due studenti del “Collettivo” sono stati malmenati da sei membri di “Azione Studentesca”, esterni alla scuola.
La preside Savino si rivolge ai propri studenti, spiegando con parole semplici e dirette quanto pericoloso sia minimizzare e oscurare episodi simili.
È giusto ricordare come il fascismo abbia attecchito e messo le sue radici in un’Italia disperata e distrutta dalla guerra, indifferente e inerme di fronte a violenza e prepotenza.  L’aggressione al Michelangiolo, di evidente matrice squadrista, non è un caso isolato, in quanto già nei pressi di un’altra scuola superiore fiorentina, il Liceo “Pascoli”, pochi giorni prima uno studente era stato picchiato a cinghiate da alcuni membri di “Azione studentesca” in seguito a una discussione.

Fonte: Il Messaggero.it

La mappa di aggressioni neofasciste e crimini d’odio in Italia, aggiornata di continuo, mostra peraltro che dal 4 settembre 2022 sono stati 218 gli episodi registrati tra attacchi di ispirazione fascista, operazioni organizzate da Casa Pound, attentati, omicidi, aggressioni omofobe. Ma a fare notizia e ad essere stata condannata è stata la lettera di una preside che ha difeso i valori costituzionali e messo in guardia gli studenti. Perché?

Del resto, bisogna anche notare che ha avuto un buon seguito la raccolta firme lanciata dal movimento “Priorità alla scuola” a sostegno della preside Savino e della sua circolare, a proposito della quale il ministro Valditara ha dichiarato

è una lettera del tutto impropria, mi è dispiaciuto leggerla: non compete ad una preside lanciare messaggi di questo tipo e il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà. In Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista.

La scuola, però, ha il ruolo di formare sì culturalmente, ma anche umanamente, di educare al rispetto, alla non violenza, alla giustizia. E cos’altro dice la circolare della preside Savino, se non questo?L’antifascismo non è una reliquia del secolo scorso: dichiararsi antifascista oggi significa rispettare persone di ogni religione, cultura, etnia, orientamento sessuale, condannare qualsiasi forma di odio, violenza e sopraffazione. E’ un concetto che si pone in antitesi a ideologie razziste, sessiste, antidemocratiche, discriminatorie, in difesa invece della libertà di pensiero e di espressione, della giustizia, della tutela delle minoranze, del pieno esercizio dei propri diritti.

Certo, l’ideologia antifascista ha origini storiche. Nasce per contrastare il regime mussoliniano, diffondendosi nel resto d’Europa in seguito all’attecchimento nel resto del continente del movimento fascista e allo scoppio della seconda guerra mondiale. Originariamente, essere antifascisti significava opporsi agli atti violenti dei Fasci di Combattimento – prima – e alle misure liberticide del PNF, come la chiusura forzata di tutti i giornali e i partiti di opposizione – poi. Ma, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, innervando i valori e gli atti della Resistenza, l’antifascismo è divenuto per tutti un valore imprescindibile, nodale, fondante della Costituzione Italiana.

Attualmente ci troviamo nel bel mezzo di una crisi dell’antifascismo, data dalla mancata trasmissione generazionale di tale sistema valoriale attraverso nonni, genitori, educatori ma soprattutto attraverso le istituzioni, (come la scuola) ed anche attraverso i media, il mezzo di comunicazione per eccellenza. Riappropriarsi di questo sistema di trasmissione è fondamentale.
Sebbene non si possa più contare sui grandi nomi dell’antifascismo italiano – Filippo Turati, Gaetano Salvemini, Benedetto Croce, Piero Calamandrei – è essenziale oggi reinterpretare i valori da loro testimoniati e applicarli alla nostra realtà, drammaticamente caratterizzata da mali sociali, forse diversi da quelli del ventennio fascista, ma altrettanto preoccupanti.
Dichiararsi antifascisti oggi significa schierarsi contro la violenza come strumento politico, le disuguaglianze, le ingiustizie, il mancato rispetto di ogni forma di diversità.

Unirsi alle parole dell’antifascismo – in questo caso della preside Savino – non è forse la mossa giusta?

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