
Uno Maggio nel fango: lo spettacolo si interrompe, la lotta no
La decima edizione dell’Uno Maggio libero e pensante ha avuto luogo nel Parco archeologico delle mura greche di Taranto, sotto la pioggia e nel fango. L’evento, tanto atteso dai tarantini e non solo, quest’anno è stato infatti compromesso dalle pessime condizioni meteorologiche della giornata e dagli effetti che la pioggia ha avuto sul terreno del parco e sull’attrezzatura.
Dopo solo cinque ore di spettacolo gli organizzatori (Michele Riondino, Diodato e Roy Paci) hanno dovuto annunciare la chiusura. “Abbiamo fatto di tutto, siamo andati avanti, ma siamo costretti a fermarci qui”: queste le loro parole, seguite dai ringraziamenti rivolti a chiunque avesse contribuito allo svolgimento del concerto.

L’iniziativa, voluta e sostenuta dal comitato tarantino dei “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti”, è nata dieci anni fa come forma di protesta dopo il sequestro da parte della magistratura degli impianti Ilva. L’Uno Maggio tarantino, infatti, non è un semplice concerto, bensì una vera e propria manifestazione – ed è questo ciò che la distingue sin dal nome, anche in forma apertamente polemica, dagli altri eventi che si tengono in Italia in occasione della Festa del Lavoro, a cominciare dal più rinomato “concertone” organizzato a Roma dai sindacati confederali.
La città di Taranto è ormai simbolo delle problematiche sociali che coinvolgono in realtà tutto il Paese, e il concerto dell’uno maggio è divenuto emblema della voglia di riscatto di lavoratori, disoccupati, precari, operai Ilva, ambientalisti, associazioni che operano nel settore sanitario e gruppi transfemministi, ognuno dei quali si presenta ogni anno sul palco per denunciare le ingiustizie vissute ciascuno nel proprio ambito e alzare la voce per reclamare una giusta rivendicazione dei diritti di ogni cittadino in quanto tale.
L’evento negli anni ha acquisito sempre più rilevanza e fatto registrare una partecipazione sempre maggiore. Di ciò hanno merito in particolar modo gli organizzatori, che da sempre si occupano del coordinamento dello spettacolo, finanziandolo autonomamente, senza ricorrere a finanziamenti pubblici o di grandi sponsor.
Le circostanze avverse di quest’anno, oltre che suscitare un dispiacere collettivo, hanno rappresentato una grande perdita economica per coloro che per un anno intero lavorano alla buona riuscita dell’evento, poiché, nonostante gli artisti si esibiscano gratuitamente, sono numerose le spese da affrontare: progettazione tecnica, allestimento degli stand drink, food e merchandise, accoglienza area stampa, viaggi, vitto e alloggio per artisti e ospiti politici, assistenza medica, sicurezza e servizio d’ordine.

Il risultato è stato un ammanco di ben 60.000 euro, senza i quali la possibilità stessa di una prossima edizione è lungi dall’essere garantita.
Per questo motivo siamo tutti invitati a donare un contributo volontario a favore della prosecuzione di questa piccola grande impresa. Per continuare a ospitare artiste e artisti qui a Taranto, certo; per poter garantire logistica e sicurezza adeguate, ovvio; ma soprattutto, per continuare ad alimentare il sogno di uno spazio di libertà capace di far valere le voci di tutte e tutti, un luogo di lotta e di speranza per una nuova alba, senza fumi e senza ricatti.